Tradizioni natalizie in Friuli: esperienze uniche e indimenticabili

Il Friuli è una delle regioni italiane più ricche di storie, leggende e tradizioni natalizie. Sono infatti molto numerose le usanze che caratterizzano il territorio friulano in occasione delle festività natalizie e del passaggio al Nuovo Anno.

Dalla Carnia a Cividale fino ad Aquileia, la devozione cristiana si mescola a credenze popolari, a riti propiziatori risalenti all’epoca precristiana e a consuetudini provenienti dalle vicine culture slave e germaniche, in un mix unico di esperienze, sapori e suggestioni veramente indimenticabili.

L’atmosfera magica del Natale è resa ancora più affascinante dalle città e dai borghi addobbati a festa, dove non mancano i mercatini, ricchissimi di prodotti artigianali, formaggi locali e altre prelibatezze, oltre ai presepi, realizzati con grande maestria da appassionati, artisti e artigiani locali.

In questo articolo, ti presentiamo alcune tra le tradizioni natalizie più diffuse in Friuli, in modo che anche tu possa immergerti completamente nella nostra cultura e vivere a pieno le tue vacanze nella nostra regione.

San Nicolò e i Krampus

Una delle tradizioni natalizie più antiche del Friuli è quella di San Nicolò, o San Nicola, vescovo di Myra. Il santo viene raffigurato con una lunga barba bianca ed è accompagnato da uno stuolo di angeli.

Tradizionalmente, la festa inizia al tramonto del 5 dicembre e prosegue per tutta la giornata del 6 dicembre, quando il santo e i suoi aiutanti, a piedi o su un carro, distribuiscono piccoli doni o dolciumi agli abitanti dei paesi e, in particolare, ai bambini che si sono dimostrati buoni e generosi durante tutto l’anno.

Questa usanza è molto diffusa in tutto l’arco alpino e si collega a quella dei Krampus, esseri demoniaci dalle fattezze animalesche e mostruose che compaiono al calar del sole per spaventare i bambini, ma anche tutti coloro che partecipano alle varie feste folcloristiche nei borghi della Carnia.

Si ritiene che i Krampus facciano parte di un antico rituale precristiano, attestato intorno al VI-VII secolo d.C., ma dalle origini ancora sconosciute, probabilmente legato al solstizio d’inverno, così come tante altre usanze popolari e contadine, in cui si venerava il sole e il passaggio a un periodo di maggiore abbondanza e prosperità.

Il Missus o la Novena di Natale

Ad Aquileia e nei paesi circostanti, ci si prepara al Natale già nove giorni prima con la recita del Missus o della Novena di Natale. Tutta la comunità si raduna in chiesa per prepararsi alla Natività con preghiere e canti, che raccontano l’annuncio della nascita di Gesù a Maria.

Le melodie del Missus variano di paese in paese, ma sono tutte accomunate dall’impostazione tipica del canto aquileiese sempre riconoscibile e molto suggestivo.

Il Nadal o Nadalin

Un’altra tradizione natalizia friulana molto sentita è quella del ceppo natalizio, che in dialetto viene chiamato zoc di Nàdal o Nadalin. Si tratta di un rito interamente familiare e che si svolge attorno al focolare domestico, il fogolâr.

Il ceppo, di solito di faggio, quercia o gelso. viene acceso prima della messa della Vigilia di Natale dal membro più giovane della famiglia, mentre il più anziano dovrà custodire il focolare fino a Capodanno o, ancora meglio, fino all’Epifania. Il fuoco deve rimanere sempre acceso, affinché l’anno successivo sia fortunato e florido.

La tradizione del Nadalin è molto antica e, probabilmente, risale al periodo precristiano, anche se si è perfettamente integrata nella ritualità cristiana, assumendo il significato di Gesù che viene a scaldare il cuore degli uomini e delle famiglie.

In passato, il ceppo veniva scelto appositamente per questa funzione e lasciato stagionare, allo scopo di ottenere il massimo della resa e una lunga durata. Alcuni pensavano che, più grosso fosse stato il ceppo utilizzato per il Nadalin e più grande sarebbe diventato il maiale, in modo da garantire una scorta di cibo più che sufficiente a tutta la famiglia.

Una volta spento, le ceneri del Nadalin venivano conservate dalle donne per favorire la fertilità e sparse nei campi come protezione del raccolto contro la grandine, le alluvioni e i temporali.

La Stella di Natale

In alcune località del Friuli, la Vigilia di Natale o di Capodanno era d’uso tra i ragazzini formare piccoli cortei che guidati da una stella, simbolo della Natività, si spostavano di casa in casa per ricevere come ricompensa frutti e dolci, cantando melodie natalizie.

Questa tradizione si sta progressivamente perdendo, tranne a Sauris, dove ancora oggi è molto viva e sentita.

Il Pignarul

Le tradizioni natalizie in Friuli proseguono fino all’Epifania, quando ancora oggi vengono accesi i Pignarul, o Panevin, Foghere o Boreòn, a seconda delle zone della nostra regione. Si tratta di un’alta catasta di legna che inizia a bruciare la sera del 5 gennaio o al calar del sole del 6 gennaio ed è un bellissimo momento conviviale che coinvolge intere comunità con canti e balli tradizionali.

Uno spettacolo molto amato dai friulani, le cui origini sembrerebbero legate al culto cdi Belanu, Beleno, o Belanus, il dio celtico della luminosità, il quale regolava la luce solare e, di conseguenza, influenzava l’andamento dei raccolti, delle stagioni, delle temperature e dell’allevamento degli animali.

Era inoltre in grado di influire sulla creatività e sull’ingegno umano, oltre ad essere la principale divinità venerata dai Carni che occupavano il territorio di Aquileia, dove era stato eretto un tempio in suo onore.

Anticamente, i falò venivano accesi sulla cima dei colli, anche per onorare Belisma, dea del fuoco e compagna di Belanu, allo scopo di propiziare il futuro e purificare gli animi. Per questo motivo, le ceneri venivano sparse nei campi per allontanare i malefici e le maledizioni e, soprattutto, garantire un ottimo raccolto nella stagione successiva.

L’avvento del cristianesimo non ha estinto la tradizione del Pignarul, che è giunta fino ai giorni nostri praticamente intatta, in particolare a Tarcento e nei comuni limitrofi, dove viene acceso la sera del 6 gennaio tra l’emozione di migliaia di spettatori.

Dalla direzione che prenderà il fumo del Pignarul dipenderà l’andamento dell’anno successivo, come recita un antico proverbio, secondo cui: se il fum al va a soreli a mont, cjape il sac e va pal mont; se il fum invezit al va de bande di soreli jevât, cjape il sac e va al marcjât.

Il Tîr des Cidulis

In alcune zone della nostra regione, all’accensione dei Pignarul si affianca il rito dei Tîr des Cidulis. Una cerimonia affascinante e misteriosa che prevede il tiro di rotelle di legno di faggio o abete infuocate da un’altura vicina.

I protagonisti che questa antica tradizione natalizia friulana sono i ragazzi del paese, chiamati cidulârs, che accompagnano i lanci con alcune filastrocche a tema amoroso. In Carnia e nella Val Degano, il rito dei Cidulis è un modo per augurare fortuna alle coppie del paese, che vengono invitate a ballare insieme a tutta la comunità.

La Messa dello Spadone e la Messa del Tallero

L’Epifania è uno dei momenti più importanti per le tradizioni natalizie in Friuli, che come sempre mescolano riti sacri a usanze profane.

La Messa dello Spadone a Cividale e la Messa del Tallero a Gemona sono due esempi di quanto la storia e la devozione siano profondamente legate nel cuore dei friulani.

A Cividale, il 6 gennaio si svolge la Messa dello Spadone, anticipata da un grande corteo storico, a cui partecipano oltre 250 figuranti. Durante l’evento si può assistere a duelli all’arma bianca, a spettacoli in strada e a rievocazioni di ambientazioni d’epoca medievale, a cui si uniscono appassionati provenienti dalle vicine località austriache e slovene.

L’appellativo “dello spadone” fa riferimento a una spada, appartenuta al Patriarca Marquardo di Randeck, che durante la funzione religiosa viene sollevata in aria dal Diacono in segno di saluto e benedizione nei confronti del clero e dei fedeli.

A Gemona, invece, il giorno dell’Epifania si tiene la Messa del Tallero, anch’essa preceduta da un corteo storico lungo le vie del centro cittadino. Durante la Messa, il Sindaco di Gemona offre in dono alla Chiesa un tallero d’argento, in segno di sottomissione del potere temporale a quello spirituale. La cerimonia è ricca di altri simboli e gesti rituali rimasti immutati nel secoli e ancora oggi utilizzati per affermare l’appartenenza alla Magnifica Comunità di Gemona.

Dopo la Messa del Tallero, si può partecipare a spettacoli musicali e assistere a esibizioni di sbandieratori e artisti di strada che proseguono fino a sera, quando vengono accesi i fuochi epifanici, che concludono il periodo natalizio.

Le tradizioni natalizie friulane in cucina

La cucina friulana è un insieme molto variegato di piatti e tradizioni culinarie provenienti dalle regioni dell’arco alpino, ma anche dall’Austria, dalla Slovenia e dall’Ungheria.

Durante le festività natalizie, le tavole della nostra regionesono un tripudio di pietanze tipiche e tradizionali, a partire dalla brovada, preparata con i crauti dolci fino al muset, al capretto al forno, al brasato di manzo e alla gubana, una deliziosa ciambella, solitamente preparata nelle Valli del Natisone in occasione del Natale, della Pasqua o delle sagre.

Altri dolci davvero immancabili in questo periodo dell’anno sono gli strucchi, fagottini farciti in modo simile alla gubana, la putizza, molto nota nella zona del Carso, il presniz triestino e le castagnole di Natale, ottime per accompagnare un bicchierino di grappa.

Cosa possiamo aggiungere? Le tradizioni natalizie in Friuli sono un patrimonio inestimabile di storia e cultura da conoscere e apprezzare per vivere a pieno il nostro territorio. Se vuoi vivere quest’atmosfera unica e magica, prenota subito uno degli appartamenti della nostra casa vacanze a Sevegliano e vivi un’esperienza davvero indimenticabile. Ti aspettiamo in Friuli!

 

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